Il 25 gennaio del 1348 il vasto territorio del nord est dell’Italia e della Carinzia fu colpito da un forte e grave terremoto le cui ripetute scosse furono avvertite, ricorda Giovanni Villani (Chronica), per quaranta giorni.
Molti centri dell’alto Friuli furono distrutti; i castelli di San Daniele, di Ragogna, la chiesa di Gemona e quella di Venzone e a Udine il palazzo del Patriarca subirono grossissimi danni. A Venezia case e campanili caddero e, ricorda Samuele Romanin, la popolazione spaventata vide “seccarsi i canali” e poco dopo arrivare la terribile peste che percorse velocemente tutta l’Europa, probabilmente dall’Asia centrale attorno agli anni Venti del Trecento ed espandendosi fino al bacino del Mediterraneo (vedi pianta)
Disperazione, orrore e strage sociale furono comuni nelle città e in tutto il territorio europeo fino alla Groenlandia. Marsiglia come lo erano state prima Costantinopoli, Alessandria, Cipro, e quindi Messina, furono le più colpite, seguite da Genova, Firenze e Venezia città divenuta l’epicentro dell’epidemia che si propagò anche in Friuli.
Molta documentazione, in modo speciale quella narrativa, è testimone delle difficoltà e dello strazio vissuto nelle città elencate. Nel territorio dell’Italia settentrionale Venezia si mosse quasi immediatamente istruendo il Maggior Consiglio a eleggere, già in marzo, i tre savii Nicolò Venier, Marco Quirini e Nicolò Belegno, destinati a provvedere alla “conservazione della città” dal contagio proveniente dai luoghi vicini. Ogni sforzo però fu vano dal momento che nulla di tentato riuscì a impedire lo sviluppo della malattia in città. Per lunghi mesi, ricorda Romanin, la peste imperversò a Venezia e i tre quinti della popolazione, vale a dire 80-90 mila individui su un totale di 120-150 mila persone, morì; cinquanta famiglie nobili furono completamente “spente”. Solo nel febbraio del 1349, in Friuli, scrisse De Rubeis, l’epidemia poteva dirsi debellata.
Durante i mesi di pestilenza il governo veneziano fu fortemente scosso nelle sue istituzioni e nuove elezioni dovettero essere presto fatte per ripristinare il consiglio dei XL, l’organo istituzionale più colpito; inoltre, prima che cessasse completamente l’epidemia, già nella giornata dell’11 agosto del 1348, il Senato dispose con una visione anticipatrice della politica economia e sociale della Repubblica, che Venezia iniziasse a provvedere per un suo ripopolamento.
Con le misure straordinarie votate dalla commissione dei sapientes composta da ser Marco Loredan, ser Andrea Erizzo, ser Bernardo Giustinian e da ser Giovanni Sanudo, venne stabilito che chi sarebbe immigrato a Venezia con la propria moglie o con la propria famiglia per due anni, abitando in modo stabile e continuato e pagando tutti gli oneri che il Comune chiedeva ai suoi cittadini avrebbe avuto, al pari dei cittadini della sola Venezia quei privilegi destinati a chi vi abitava da almeno quindici anni; una decisione che non aveva eguali fino a quel momento. Venne inoltre riconosciuto anche che tutti quelli che non erano degli artigiani e che facevano qualsiasi altro mestiere, e che decidevano di abitare a Venezia con la moglie o con la propria famiglia con gli stessi intenti di abitare in modo stabile e continuato, pagando tutti gli oneri che il Comune chiedeva ai suoi cittadini avrebbe avuto, al pari dei cittadini della sola Venezia, avrebbero potuto da subito intraprendere attività commerciali.
Autore: Marialuisa Bottazzi