di Giuseppe Trebbi
Lo studioso che voglia indagare la biografia di personalità della vita religiosa medievale e della prima età moderna è abituato a sfogliare le opere dei Bollandisti e dei Maurini, di Mittarelli e Costadoni, dell’utile Lucas Wadding ed altri. Qualche volta incontrerà sulla sua strada l’Ughelli, Querini e Muratori, o l’ottocentesco gesuita Sommervogel. Tra gli studiosi del Novecento, ammirerà la passione erudita di don Giuseppe De Luca e di Eugenio Massa; e naturalmente farà ricorso all’Iter Italicum di Oskar Kristeller.
Ma eccoci ora di fronte alla Clavis degli autori camaldolesi (secoli XI-XVI) di Elisabetta Guerrieri. Un’opera di quasi quattrocento pagine che, già per il titolo e l’aspetto solido e compatto, merita rispetto: voci biografiche e catalogo degli scritti editi e inediti di 61 autori camaldolesi, dal secolo XI al XVI. L’ammirazione cresce verificando la qualità delle singole voci. Prendiamo il profilo di Vincenzo (Girolamo) Querini, l’amico e compagno del beato Paolo Giustiniani nella stesura del Libellus ad Leonem X. La voce su di lui, in questa Clavis, alle pp. 281-301, rivela le accurate ricerche dell’autrice, che si è concentrata sulla bibliografia e sulla ricerca dei manoscritti di Querini. Altrettanto ricchi sono i profili dedicati a Paolo Giustiniani e a Paolo Orlandini, un personaggio apparentemente minore, ma in realtà decisivo per la vocazione di Querini e Giustiniani.
Purtroppo una rigida impostazione tematica ci ha privati della possibilità di leggere una voce su Pier Damiani (perché l’autrice ha escluso gli autori appartenenti alla Congregazione Camaldolese di Fonte Avellana, avviata appunto da Pier Damiani). Segnalo però le voci, che sembrano appetitose, su Romualdus, sullo sfuggente Paulus Camaldulensis monachus e su Ambrogio Traversari.
Immagine: Fra Angelico San Romualdo vieta all’imperatore Ottone III l’ingresso nella chiesa (sullo sfondo tre frati camaldolesi) (Anversa, Museo Reale delle Belle Arti).