In adesione all’ istituzione ministeriale di “Dantedì”, giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, e di fatto il primo degli eventi che si susseguiranno in Italia per tutto il 2021, anche il Cerm ha pensato di proporre periodicamente, da oggi, 25 marzo 2020, dei contenuti sull’opera del “sommo poeta, simbolo della cultura e della lingua italiana”, così come lo definisce il “Comunicato Miur”, nonché, vorremmo aggiungere, di un medioevo che da tempo ci siamo prefissi di tratteggiare.
Lo spazio, che oggi inauguriamo, nelle pagine del Cerm si apre con un breve elenco dei codici, e delle loro rispettive collocazioni nelle biblioteche della nostra regione contenenti l’intero poema, oppure altre opere o frammenti di esse delle; elenco che traiamo per buona parte dalla Dantesca dell’Enciclopedia Treccani, alla voce “Friuli” curata da Giovanni Da Pozzo, vol. III (1971), pp. 57-59, segnatamente pp. 57-58.
La veloce espansione manoscritta che la Commedia ebbe anche nel Patriarcato di Aquileia si deve quasi certamente al diretto rapporto culturale che, nel Trecento, Udine e il Patriarcato avevano con Treviso, città geograficamente identificabile dai versi del IX canto del Paradiso, 49-51, che la fissavano “dove Sile a Cagnan s’accompagna” e sulla quale“signoreggia e va con la testa alta | che già per lui carpir si fa la ragna” parole prestate alla voce di Cunizza da Romano, sorella del noto tiranno Ezzelino, con cui Dante voleva redarguire i signori, il clero e la popolazione dei diversi centri della Marca Trevigiana, causa e vittime del proprio male, tormentati da lacerazioni interne sfociate nel 1314 in una ampia congiura.
A differenza delle città venete di Venezia, Treviso e Verona non sembra che il Patriarcato, nella persona di Pagano della Torre, abbia ufficialmente mai ospitato Dante; fatto più volte discusso dai numerosi studiosi che si sono appoggiati a quella che viene considerata un’erronea lettura di un passo scritto nel 1485 da Bartolomeo Sacchi (il Platina), nel suo Historici libri de vita Christi ac pontificum omnium (1485).
Ciò che è sicuro è che la fama dell’opera più importante che Dante scrisse tra i primissimi anni del Trecento e il 1316, si estese anche tra i cultori delle città patriarcali. Grazie a questi ultimi, ancora oggi, alcune delle più importanti biblioteche storiche del Friuli Venezia Giulia custodiscono antichi codici membranacei (in pergamena) o registri miscellanei cartacei contenenti l’intero poema o solamente qualche sua parte scelta per il preciso interesse personale del committente della copiatura.
Tra i codici che contengono l’intero poema ricordiamo:
- Il membranaceo cod. 200 “Fontanini” della Biblioteca “Guarneriana di S. Daniele del Friuli; illustrato da 7 miniature (cfr. il link della Biblioteca Guarneriana http://teca.guarneriana.it/manoscritti/ms-200-dante-divina-commedia/ che consente di sfogliare l’intero codice)
- Il membranaceo cod. 50 “Bartoliniano” del XIV secolo, conservato presso la biblioteca Arcivescovile di Udine.
- Il membranaceo codice Florio del XIV secolo.
- Il membranaceo “Claricini”, datato 1466, con postille del copista Nicolò de Claricini, proveniente dalla biblioteca Claricini-Dornpacher di Bottenicco.
Parti della Commedia si conservano:
- Nel codice cartaceo miscellaneo del XV secolo proveniente dalla biblioteca della famiglia Perusini di Udine contenente i soli versi 1-27 del Paradiso XXXIII.
- Il codice membranaceo del XIV secolo 836 D della Biblioteca Comunale “Vincenzo Joppi” di Udine che contiene Paradiso XIII 73-108
- Risulta probabilmente perduto, invece, il manoscritto Torriani, proveniente dalla Biblioteca dei conti Torriani di Udine.
- Risulta altrettanto perduto il cod. Cernazai un tempo parte della Biblioteca del Seminario di Udine, che conserva però un esemplare prezioso dell’edizione mantovana del 1472 della Commedia congiuntamente alla edizione stampata nel 1477 da Vindelino di Spira.
L’enciclopedia Dantesca della Treccani, dalla quale ho tratto la maggior parte delle notizie, segnala ancora che le nostre biblioteche conservano anche un Epitaphium Danti inserito in un manoscritto del XV secolo e la copia del sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare” incluso in un codice contenente poesie dei secoli XIII, XIV e XV custodito presso la Biblioteca Joppi di Udine.
Autore: Marialuisa Bottazzi