Di Paolo Cammarosano
Da molto tempo sono diffusissime, e conoscono anzi un crescendo, iniziative che si riferiscono “fantasiosamente” al medioevo: romanzi, film tratti da romanzi, altri film, cortei, tornei, rievocazioni diverse. In tutto questo fervore medievalistico non c’è niente di male, anzi. Non c’è niente di male neppure nel fatto che tali manifestazioni nascono da un impulso di evasione, dal desiderio di una vita parallela eccetera: ognuno è libero di sottrarsi come può alla realtà quotidiana. Dove si pone un problema è nella distinzione fra storia e fantasia, fra ricerca storica e “fantasy”, e nell’appannarsi, che a volte constatiamo su ambedue i versanti (anche qualche storico professionista talora si inventa cose), della linea di confine. L’appannamento deriva anche dal fatto che gli autori di “fantasy”, siano essi registi cinematografici o scrittori o organizzatori di kermesse, tendono a documentarsi, magari presso storici accademici: cosa che sarebbe anche un bene se non fosse che maggiore è la verisimiglianza storica maggiore è la difficoltà di capire cosa è storia e cosa è invenzione. Da questo punto di vista sono meno pericolosi, anzi io li trovo adorabili, gli anacronismi clamorosi: il generale romano che guarda l’orologio prima della battaglia e prepara il secchiello di ghiaccio con lo champagne per festeggiare la vittoria oppure, in chiave dichiaratamente satirica e spassosa, Renzo che dopo aver parcheggiato il calesse a Milano ne estrae l’autoradio. Ma bisognerebbe avere sempre presente la linea di confine. La quale è determinata da uno ed un solo semplice fatto. Lo storico lavora sulle fonti. La storia è una scienza indiretta, non vede i fatti del passato ma vede delle fonti che parlano di quei fatti. Il che vuol dire che molto spesso, anzi nella normalità dei casi, le fonti non gli dicono tutto quello che vorrebbe sapere, e talora mancano completamente. Questo costringe lo storico a manifestare dubbi ed incertezze, a dichiarare onestamente che certe cose si possono sapere e certe no, a dare le certezze per certezze e le ipotesi per ipotesi. Ma chi fa “fantasy” non può permettersi silenzi e incertezze: non può far vedere gli attori nudi perché le fonti non gli dicono come erano vestiti, deve dire chi è l’assassino anche se non lo sa per certo eccetera. Tutto qui. La linea di confine tra storia e “fantasy”, alla fine, è molto chiara.
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